Il titolo non deve trarre inganno, Diari della Bicicletta di David Byrne, edito da Bompiani, è sì la descrizione dei viaggi in bicicletta effettuati dall’autore in alcune grandi città di tutto il mondo, ma a questo abbina punti di vista e ragionamenti approfonditi sui modelli e la qualità della vita nelle città.
E qui, non bisogna farsi fuorviare dalla personalità di Byrne. Musicista, cofondatore dei Talking Heads, ha collaborato con Brian Eno, composto musica per balletti, vinto un premio Oscar per le per le musiche del film di Bernardo Bertolucci L'ultimo imperatore, in collaborazione con Ryuichi Sakamoto e Cong Su.
Accanto alla musica, si è dedicato alle arti visive, nelle quali ha al suo attivo una serie di mostre a partire dalla metà degli anni novanta: installazioni, sculture, dipinti.
E se in Italia non è magari molto noto, la sua popolarità negli Stati Uniti è tale da essere apparso in un episodio dei Simpson.
Da un autore del genere ci si potrebbe aspettare un approccio artistico ai problemi della vita nelle grandi città, più di principi e di esortazioni che di sostanza. Al contrario, Byrne, senza pretendere di essere uno studioso, fa riferimento a studi, analisi, ricerche, soluzioni già applicate con successo da urbanisti e amministratori in tutto il mondo.
Tutto brillantemente filtrato dal punto di vista di un ciclista metropolitano, come dice lui stesso “più veloce del camminare, più lento del treno, quasi sempre leggermente più alto di una persona.”
Inoltre, nella miglior tradizione dei grandi libri di viaggio, anche Diari della bicicletta apre scorci sulla vita delle persone e dei Paesi.
In viaggio a Buenos Aires, un musicista gli parla della dittatura dei generali negli anni ’70 e dei desaparecidos. Byrne, in poche righe, ci precipita nelle angosce di chi all’epoca era un ragazzo.
“Un giorno, da studente delle superiori, Diego andò a trovare degli amici e nessuno gli aprì la porta. Presto divenne evidente che la casa era vuota, e tale sarebbe rimasta. In seguito suo padre gli disse che forse erano stati portati via.”
domenica 17 ottobre 2010
lunedì 11 ottobre 2010
Addiopizzotravel
Un viaggio nella parte occidentale della Sicilia che si sviluppa tutto presso ristoranti e strutture ricettive che non pagano il pizzo e che include la visita di aziende sorte sui terreni confiscati alla mafia.
Questo è Addiopizzotravel, nato da un'idea di Dario Riccobono, Francesca Vannini Parenti e Edoardo Zaffuto, co-fondatori del Comitato Addiopizzo.
Come è scritto sul sito "Il turismo pizzo-free è lo strumento di partecipazione del viaggiatore responsabile, di colui che, pur non vivendo in Sicilia, vuole dare un contributo concreto a un circuito di economia pulita. Si tratta di una particolare forma di turismo etico che valorizza le imprese che hanno detto NO ALLA MAFIA."
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