giovedì 11 marzo 2010

La strada è di tutti

Cesare Fiumi, ottimo giornalista e scrittore, inviato del Corriere della Sera, per i suoi quarant'anni, si regala un viaggio che ripercorre quello dei protagonisti di Sulla Strada di Jack Kerouac, pubblicato da Mondadori.
Un viaggio di sedicimila chilometri lungo la mitica Route 66, alla scoperta dell'America di oggi e alla riscoperta dell'America di Kerouac, che Fiumi ha raccontato in La strada è di tutti, edito da Feltrinelli.

Vediamo come parla del suo viaggio e del suo libro Cesare Fiumi in un incontro con un gruppo di studenti.

... Intanto era un viaggio di nostalgia: la nostalgia più struggente è quella per ciò che non si è vissuto. In realtà credo che On the road non appartiene alla vostra generazione, non appartiene alla mia generazione.
Però ho scoperto l'anno scorso di avere gli stessi anni di On the road. Quindi On the road festeggiava i quarant'anni dall'uscita. Mi sembrava un'idea curiosa riattraversare quarant'anni dopo l'America per vedere, ma non sulle autostrade, rifacendo le vecchie strade di Kerouac, anzi fermandosi possibilmente in questi paesini del Midwest sperduti, andando verso Denver, e poi verso San Francisco e poi cercare, una volta a San Francisco, di attraversare le altre strade, Big Sur, e poi andare a Los Angeles, attraverso la 66, fino al Texas, giù in Messico.
Insomma diecimila miglia attraverso l'America, con un auto naturalmente, perché era l'unico modo per riviverla, come dire, puntigliosamente, perché con l'auto ti puoi fermare in ogni posto, in ogni angolo dove Kerouac si era fermato. In realtà Kerouac l'aveva girata quasi sempre in auto, la prima parte del viaggio in autostop, ma poi con auto, invece, chiamiamole private, con auto che guidava N. Cassidy, Moriarty in On the road. E quindi ho provato a rifare questo percorso.
La cosa che gli ha dato un senso di pellegrinaggio è stato che il giorno prima di partire per questo viaggio, è morto Allen Ginsberg. E quindi mi son trovato ad atterrare il giorno del funerale a New York, che è poi il luogo dove Ginsberg è stato sepolto, uno dei tre luoghi dove le ceneri sono state sepolte, sono state divise. E quindi partire dal giorno, diciamo da una sorta di omaggio, l'ultimo petalo beat che si staccava. E questo viaggio in realtà, mi ha, come dire, ha coperto questa voglia, me l'ha in qualche modo soddisfatta, insomma, della nostalgia per ciò che non si è vissuto.
Perché credo che sia così l'andare ancora per strada, cosa che da noi in un territorio, in un paese anche come il nostro, che è stretto, noi siamo verticali rispetto all'orizzontalità degli Stati Uniti e alla vastità, dà un senso di, ancora oggi credo, di libertà, di possibilità di conoscenza, anche se si rischia quasi sempre così di rifare un po' il verso a un libro, a una generazione. Però, facendolo con molta umiltà credo che per tutti sia una possibilità quella di andare On the road. Per questo l'avevo chiamata La strada è di tutti, in questo senso.

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