mercoledì 28 settembre 2011

Sergio Bonelli

Più che Tex, per me Sergio Bonelli è stato Ken Parker. Ricordo bene l'entusiasmo del mio amico Danilo che continuava a ripeterrmi che dovevo leggerlo.
All'epoca, io per i fumetti ero più sulla fantascienza, Jeff Hawke e Dan Dare, mentre lui era per Guido Crepax, Valentina e anche Histoire D'O.
C'era già stata la ventata di novità portata da Soldato Blu, con la diversa prospettiva con cui veniva vista la conquista del West. E con la sfolgorante apparizione di Candice Bergen.
Fatto sta che fummo conquistati da questo personaggio disegnato sulle fattezze del Robert Redford di Corvo Rosso non avrai il mio scalpo, altro film di culto.
Ken Parker, onesto, perfino ingenuo a volte, ironico, sempre pronto a mettersi in gioco, sempre pronto a difendere i deboli contro i forti.
Poi, ma solo poi, venne Dylan Dog.

domenica 25 settembre 2011

BookCrossing

Incontro di bookcrossing sotto casa, in via Bernardino Verro, a Milano, nei giardinetti all'angolo della strada.
Organizzato da un gruppetto di abitanti del quartiere, è stato un successo, un bel momento di incontro tra lettori. Buona l'affluenza delle persone, buona la quantità dei libri e buona la qualità.
Di fronte all'interesse suscitato dall'inziativa, riesce difficile credere che l'Italia sia un fanalino di coda negli indici di lettura di libri e quotidiani.
Una piccola dimostrazione che un'altra Italia è possibile.

domenica 18 settembre 2011

Walter Bonatti

Walter Bonatti è stato uno dei più grandi alpinisti del mondo, è l'uomo che ha dovuto aspettare oltre cinquant'anni prima che gli venisse riconosciuto il ruolo avuto nella conquista del K2 nel 1954 quando aveva 24 anni, ma per molti di noi, forse per la maggioranza degli italiani, è stato l'uomo che ci ha guidato alla scoperta del mondo e della natura con i suoi viaggi, i suoi racconti e le sue fotografie di terre lontane pubblicate su Epoca.
Cito da Wikipedia;
Nel 1966 si trova in Africa e sale il Kilimangiaro in Tanzania e in Uganda il esplora il Ruwenzori ripercorrendo il percorso del Duca degli Abruzzi del 1966 e raggiungendone la cima.
Nel 1967 giunge sull'Alto Orinoco ed entra in contatto con la popolazione indigena degli waikas Yanoami.Con due spedizioni (1967 e 1978) andrà alla ricerca delle sorgenti del Rio delle Amazzoni.
Nell'ottobre 1968 si reca a Sebanga, nell'isola di Sumatra per studiare il comportamento della tigre al cospetto dell'uomo ed entra in contatto con i sakai, una popolazione di aborigeni provenienti originariamente dalle giungle malesi.
Nel 1969 visita le Marchesi, dove ripercorre nella giungla il viaggio-fuga di Melville (dai più ritenuto una semplice invenzione a fini novellistici), quando era scappato dall'imbarco della baleniera dove prestava servizio, ed era poi stato prigioniero dei cannibali. Ritrova i luoghi precisi narrati da Melville e comprova la veridicità di tale storia.
Nel 1970 è a Capo Horn, sempre in solitaria.
Nel 1971 è in Australia, dove esplora il "centro rosso" e le sponde orientali del Lago Eire, nel Deserto Simpson. Nello stesso anno esplora per 500 chilometri i fiordi della Patagonia. Parte dalla Penisola di Taitao per arrivare fino alla Laguna di San Rafael, alla testata del ghiacciaio. Sempre nel 1971, col suo compagno Folco Doro Altan con cui ha già scalato le vette patagoniche nel 1958, naviga lungo l'intero corso del fiume Santa Cruz dal Lago Viedma fino all'Atlantico, con l'intento di ricordare la prima esplorazione del geografo Francisco Moreno avvenuta nel 1877, seguita a quella nel 1834 del giovane Charles Darwin che aveva dovuto rinunciare all'impresa dopo ventun giorni per le difficoltà incontrate nel risalire con le scialuppe del Beagle l'impetuosa corrente.
Nel 1972 è in Zaire e in Congo, sul vulcano Nyiragongo e tra i pigmei. Nel 1973 Bonatti decide di ripercorrere un celebre itinerario fluviale nelle regioni dell'Amazzonia venezuelana, quello compiuto tra il 1799 e il 1804 dal barone Alexander von Humboldt, descritto nei trenta volumi del “Viaggio nelle regioni equinoziali del Nuovo Continente”. L'avventura durerà due mesi e si snoderà lungo i corsi d'acqua Adabapo, Casiquiare, Padamo ed il grande Orinoco, a bordo di diverse imbarcazioni in uso nella zona. Le impressioni che ne ricaverà Bonatti sono sorprendentemente simili a quelle che Humboldt scriveva 174 anni prima nel suo diario.
Nel 1974 è in Nuova Guinea tra i Dani. Nel 1975 è sulle Terre Alte della Guayana.
Nel 1976 è in Antartide, dove esplora le Valli Secche, con il prof Carlo Stocchino, oceanografo e meteorologo del CNR, leader della spedizione, il dott. Ivo Di Menno, tecnico elettronico, l'amm. Enrico Rossi, idrografo e ufficiale di Stato Maggiore della Marina Italiana e l'alpinista neozelandese Gary Ball.
Nel 1978 torna in Sudamerica, alla ricerca delle sorgenti del Rio delle Amazzoni. Trovandole dimostra l'errore di una precedente spedizione che ha cementato una targa commemorativa che segnala le sorgenti in un luogo sbagliato.
Nel 1985-1986, con due compagni, ritorna in Patagonia sullo Hielo Continental, con l'intento di compiere una spedizione in completa autosufficienza, procurandosi il cibo lungo il percorso e senza utilizzare mezzi di trasporto. Ma le difficoltà si fanno insuperabili risultando impossibile procurarsi il cibo senza contravvenire ai divieti di caccia imposti dalle autorità (non potendo vivere di pesca perché tutte le acque della Patagonia sono oligotrofiche, cioè prive di qualsiasi forma di vita). I tre componenti del gruppo sono costretti a rinunciare a proseguire con il loro proposito originario e la spedizione assumerà per forza di cose caratteristiche alpinistiche, impegnandosi nella salita ad una vetta inviolata, alla quale verrà conferito il nome di Punta Giorgio Casari, in ricordo di un amico scomparso.

Un bel ritratto di Walter Bonatti, scritto da Laura Leonelli, lo trovate su http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-09-16/bonatti-fotografo-201633.shtml?uuid=AabJw54D


giovedì 8 settembre 2011

Microcosmi

Uno di quei libri da leggere e rileggere. Ogni volta che prendo in mano Microcosmi, edito da Garzanti, scopro delle pagine di cui nella lettura precedente non avevo colto la profondità o la volte la leggerezza e l'umorismo.
Claudio Magris non tradisce mai grazie alla capacità di trasmettere la sua cultura senza annoiare e senza presunzione. Oltre che alla capacità di cogliere i sentimenti e i moti delle persone senza lasciarsi condizionare dalle apparenze.
Questa volta mi sono fermato alla prima pagina, dove si racconta del signor Schonhut, tuttofare del Tempio israelitico, che non ha mai capito la storia del Diluvio.
O meglio, non capisce cosa abbiano di meglio gli assassini di oggi rispetto a quelli di prima, affogati tutti come topi.
Perché, come dice Schonhut, le cose mica sono andate meglio dopo, anzi, macellai e crudeltà a non finire.
Leggevo queste righe nei giorni successivi alla strage dei giovani socialisti nell'isola norvegese e, fuor di retorica, mi è sembrato che Magris avesse scritto quelle parole per l'occasione e non nel 1997.
Nato a Trieste nel 1939, Claudio Magris è saggista, studioso di letteratura mitteleuropea, scrittore e collaboratore del Corriere della Sera. Tra i suoi libri, Danubio e L'infinito viaggiare.





martedì 6 settembre 2011

La Nona di Beethoven

D'accordo, lo so bene, se proprio proprio vogliamo essere pignoli, un libro interamente dedicato a una sinfonia di Beethoven non è esattamente un libro di viaggio.
D'altra parte, una sezione del blog riguarda la musica da viaggio e solo per mia pigrizia mentale vi figurano brani rock, pop, blues, progressive e niente di classica.
La mancanza è importante e la colrnerò quanto prima, per il momento vi segnalo un libro a mio parere entusiasmante, La Nona di Beethoven di Harvey Sachs, edito da Garzanti.
Non vi nascondo di essere di parte, sono un'amante di Beethoven e adoro la Nona ma ho una cultura musicale limitata, modesta, più che altro mi piace la musica.
Il bello del libro di Sachs è che si rivolge proprio a chi ama la musica ma non ne conosce gli aspetti compositivi, sa che la Nona gli piace ma non saprebbe mai spiegare la tecnica di Beethoven.
Sachs ci guida alla scoperta del contesto in cui è maturato quel capolavoro, inserisce la sinfonia non solo nella vita di Beethoven ma nella storia europea del periodo e solo alla fine prende per mano il lettore e gli fa vivere il processo di creazione della Nona sinfonia.
E alla fine della lettura, l'ascolto della musica è ancora più entusiasmante perché adesso sappiamo anche perché ci piace.
Harvey Sachs, direttore d'orchestra, scrittore, divulgatore, è stato tra l'altro Direttore artistico della Società del Quartetto di Milano. Ha pubblicato, sempre per Garzanti, Nel mio cuore troppo d'assoluto. Le lettere di Arturo Toscanini.