domenica 17 ottobre 2010

Diari della bicicletta

Il titolo non deve trarre inganno, Diari della Bicicletta di David Byrne, edito da Bompiani, è sì la descrizione dei viaggi in bicicletta effettuati dall’autore in alcune grandi città di tutto il mondo, ma a questo abbina punti di vista e ragionamenti approfonditi sui modelli e la qualità della vita nelle città.
E qui, non bisogna farsi fuorviare dalla personalità di Byrne. Musicista, cofondatore dei Talking Heads, ha collaborato con Brian Eno, composto musica per balletti, vinto un premio Oscar per le per le musiche del film di Bernardo Bertolucci L'ultimo imperatore, in collaborazione con Ryuichi Sakamoto e Cong Su.
Accanto alla musica, si è dedicato alle arti visive, nelle quali ha al suo attivo una serie di mostre a partire dalla metà degli anni novanta: installazioni, sculture, dipinti.
E se in Italia non è magari molto noto, la sua popolarità negli Stati Uniti è tale da essere apparso in un episodio dei Simpson.
Da un autore del genere ci si potrebbe aspettare un approccio artistico ai problemi della vita nelle grandi città, più di principi e di esortazioni che di sostanza. Al contrario, Byrne, senza pretendere di essere uno studioso, fa riferimento a studi, analisi, ricerche, soluzioni già applicate con successo da urbanisti e amministratori in tutto il mondo.
Tutto brillantemente filtrato dal punto di vista di un ciclista metropolitano, come dice lui stesso “più veloce del camminare, più lento del treno, quasi sempre leggermente più alto di una persona.”
Inoltre, nella miglior tradizione dei grandi libri di viaggio, anche Diari della bicicletta apre scorci sulla vita delle persone e dei Paesi.
In viaggio a Buenos Aires, un musicista gli parla della dittatura dei generali negli anni ’70 e dei desaparecidos. Byrne, in poche righe, ci precipita nelle angosce di chi all’epoca era un ragazzo.
“Un giorno, da studente delle superiori, Diego andò a trovare degli amici e nessuno gli aprì la porta. Presto divenne evidente che la casa era vuota, e tale sarebbe rimasta. In seguito suo padre gli disse che forse erano stati portati via.”

lunedì 11 ottobre 2010

Addiopizzotravel

 Un viaggio nella parte occidentale della Sicilia che si sviluppa tutto presso ristoranti e strutture ricettive che non pagano il pizzo e che include la visita di aziende sorte sui terreni confiscati alla mafia.

Questo è Addiopizzotravel, nato da un'idea di  Dario Riccobono, Francesca Vannini Parenti e Edoardo Zaffuto, co-fondatori del Comitato Addiopizzo.
Come è scritto sul sito "Il turismo pizzo-free è lo strumento di partecipazione del viaggiatore responsabile, di colui che, pur non vivendo in Sicilia, vuole dare un contributo concreto a un circuito di economia pulita. Si tratta di una particolare forma di turismo etico che valorizza le imprese che hanno detto NO ALLA MAFIA."

domenica 19 settembre 2010

Ciclomundi

La terza edizione di Ciclomundi, il primo Festival Nazionale del viaggio in bicicletta, prenderà il via il prossimo 24 settembre a Siena, per concludersi il 26.
Questa vera festa della bicicletta presenta un ricco programma con animazioni, spettacoli, incontri con i cicloviaggiatori, tavole rotonde, laboratori, mostre, un settore espositivo dedicato al turismo a pedali e opportunità di escursioni nelle Terre di Siena.
Ciclomundi precede di una settimana il celebre evento dell’Eroica, la cicloturistica internazionale non competitiva – in gran parte su strade bianche – che prende il via da Gaiole in Chianti il 3 ottobre.
Ciclomundi è un’idea edicicloeditore.

giovedì 5 agosto 2010

Una lunga strada da fare

Un gran bel libro, coinvolgente, appassionante, a tratti perfino entusiasmante.
Una lunga strada da fare, New York - San Francisco  primavera 1963, di Peter S. Beagle, edito da Mattioli 1885, è bello anche fisicamente, elegante, con i bordi arrotondati tipo quaderno, carta e copertina pesanti. Uno di quei libri, ormai rari, che è un piacere leggere ed è un piacere tenere tra le mani.
Nella primavera del 1963 il ventiquattrenne Peter S. Beagle, futuro noto scrittore di fantasy, decide di lasciare New York per raggiungere a San Francisco la ragazza dalla quale ha avuto un figlio.
Lo accompagna l’amico d’infanzia Phil Sigunick, pittore e scultore.
I due effettuano il viaggio sui loro scooter, preparati ma non troppo, spinti da una voglia di conoscere le persone che li arricchisce a ogni tappa, sorpresi dallo scoprire un Paese a loro ignoto fino a quel momento.

Nel 1963 negli Stati Uniti il razzismo è un fenomeno diffuso, Martin Luther King pronuncia il discorso I have a dream e John Kennedy viene assassinato.
Il racconto del viaggio rende conto di tutto il bello e il brutto che Peter e Phil incontrano, con leggerezza ma senza superficialità.
E con qualche scambio di battute esplosivo. Arrivati al Grand Canyon, Peter commenta “Non abbiamo soldi da sprecare nel Canyon (un dollaro è troppo per delle uova liofilizzate, senza neppure essere presentati al grifone che le ha deposte)…”
Un unico appunto: si sente la mancanza di una cartina che aiuti a capire meglio il percorso effettuato e le difficoltà incontrate.

venerdì 16 luglio 2010

Lo spettacolo della montagna

Una segnalazione un po' in ritardo ma ancora in parte valida e utile.
Dal 3 luglio al 7 agosto si svolge Lo Spettacolo della Montagna, ormai giunto alla sua quindicesima edizione: un Festival di Teatro e Accadimenti tra Cultura e Spettacolo, ricco di una ventina di appuntamenti, sostenuto da Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Comunità Montana Valle di Susa e Val Sangone, Compagnia di San Paolo (nell’ambito dell’edizione 2010 del bando “Arti sceniche in Compagnia”) e la Fondazione CRT; è uno dei festival di Piemonte dal Vivo – In viaggio con i festival alla scoperta di una regione.

domenica 4 luglio 2010

Mississippi

Oggi che il Golfo del Messico significa un disastro enorme, provocato dall'uomo, dalle conseguenze riparabili nessuno sa né come né quando, rileggere Mississippi di Mario Maffi, edito da Rizzoli, è utile per capire la stessa storia degli Stati Uniti.
Come recita il frontespizio del libro "Il grande fiume: un viaggio alle fonti dell'America", Maffi ci guida lungo un viaggio ricco di fascino che non è solo e non tanto un percorso attraverso gli Stati Uniti quanto un racconto originalissimo e al contempo scientifico della storia vera dell'America.







domenica 27 giugno 2010

Film Festival sul paesaggio

Fino al 4 luglio, nel Parco delle Madonie, si svolge il Film Festival sul paesaggio che viene così presentato nel programma:
Il paesaggio è la dimensione universale e omnicomprensiva del contesto in cui vive una comunità di uomini e di donne, e, oltre ad essere contenitore, è anche contenuto, cioè portatore in sé di valori espressivi, tanto naturali quanto culturali senza i quali è arida l'esistenza dell'uomo e degradato l'ambiente nel quale vive e si articola la sua comunità.
In una parola il paesaggio è ciò che costituisce l'anima del territorio, magnifica sintesi espressiva, a volte sublime, della relazione tra uomo e ambiente, tra natura e cultura, tra economia e ecologia; in ogni caso e sempre, espressione sistemica e polisemica, segno e significato, dell'incontro e dell'incrocio della storia naturale e della storia umana.
In tale contesto, anche nella considerazione che il paesaggio é in grado di evocare atmosfere, sogni, fantasie, trame di racconti e fabulazioni, la realizzazione del filmfestival sul Paesaggio “I territori s'incontrano e si raccontano. Il Paesaggio bene comune da preservare. Il volto umano come paesaggio racconta gli incontri”, intende valorizzare la risorsa del paesaggio come bene comune da preservare e tutelare in quanto bene primario tutelato dalla stessa Costituzione e vuole tessere il contesto ideale per narrare la realtà del mondo con il suo carico umano e culturale, mostrandone la sua vera dimensione.

domenica 13 giugno 2010

Il rumore e il silenzio visti da Kapuscinski

Una delle riflessioni più attuali e interessanti che ho trovato nelle pagine di La prima guerra del football di Ryszard Kapuscinski riguarda il silenzio.
Il silenzio è un segnale di disgrazia, spesso di un crimine.
Tiranni e occupanti hanno bisogno del silenzio per nascondere il loro operato.
Sugli stati colmi di prigioni gravita sempre il silenzio.
Oggi si parla molto di lotta contro il rumore, mentre sarebbe più importante la lotta contro il silenzio. Scopo della lotta contro il rumore è la pace dei nervi, quello della lotta contro il silenzio la salvaguardia della vita umana. Nessuno giustifica né difende chi fa molto rumore, mentre chi introduce il silenzio nel proprio paese è protetto dall'apparato repressivo.
Per questo la lotta al silenzio è così difficile.

domenica 6 giugno 2010

La prima guerra del football

La descrizione del mondo aveva senso solo quando gli uomini vivevano in un globo piccolo come ai tempi di Marco Polo.
Oggi il mondo è grande, è infinito, si accresce continuamente e sarà certo più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per noi conoscere, sentire e comprendere tutto quel che compone l'esistenza di quasi dieci miliardi di persone.
Si conclude così La prima guerra del football - e altre guerre di poveri di Ryszard Kapuscinski, edito da Feltrinelli.
Kapuscinski è stato un grande, senza ombra di dubbio, e la sua grandezza la si coglie forse ancora di più in un libro apparentemente minore come questo, un libro che raccoglie brevi racconti distribuiti su un arco di tempo che va dal 1960 al 1976, che narra di Africa e di Sud America e che riporta alla memoria fatti lontani legati alla progressiva e cruenta scomparsa del colonialismo, densa di durezza e crudeltà inaudite.
Se avete dei figli che tutto quello che sanno del Sudafrica è che tra pochissimo ospiterà i campionati mondiali di calcio, basteranno le venti pagine scarse di Faremo sguazzare i nostri cavalli nel sangue per far loro comprendere fino in fondo cosa è stata l'apartheid.
Ma a Kapuscinski ne bastano ancora meno di parole: le due pagine e mezza di Victoriano Gomez davanti alle telecamere ci fanno capire la storia del Salvador attraverso il racconto della fucilazione in diretta televisiva di un partigiano combattente contro i grandi latifondisti.

mercoledì 2 giugno 2010

Tangenziali - Due viandanti ai bordi della città - Cinisello Balsamo

Questo è il terzo intervento che dedico a Tangenziali - Due viandanti ai bordi della città, scritto da Gianni Biondillo e Michele Monina, edito da Guanda.
Il libro mi è piaciuto, è chiaro, ma questo post ne riprende un singolo pezzettino, quello dedicato a Cinisello Balsamo, anzi, a un albergo situato a Cinisello.
Ora, io per venticinque anni ho lavorato a Cinisello, di fronte al lato del Parco Nord che si affaccia su viale Fulvio Testi. All'inizo, un ammasso di sterpaglie che nel corso degli anni è diventato un signor parco, piacevolissimo da frequentare negli intervalli di pranzo.
Poi, è comparso il Cosmo Hotel, di cui vedete una foto che non rende onore alla bruttezza dell'edificio per cui mi affido alle parole degli autori.


Michele Monina
Finalmente siamo al cospetto di un mostro... Una struttura a quattro stelle, di neanche dieci anni, posta a pochi metri dall'autostrada e costruita in uno stile finto postindustriale, con le navate che ricalcano le forme delle fabbriche dismesse e con delle orribili meteore che ornano la facciata esterna, come a voler rendere omaggio al nome Cosmo Hotel.
Passiamo quasi mezzora di fronte a questo colosso di Rodi contemporaneo. Ammaliati da tanta bruttezza.

Gianni Biondillo
...Vediamo all'orizzonte il Cosmo Hotel, uno degli edifici più surreali del nostro giro... sembra un edificio sovietizzante, costruito nei grigi anni Cinquanta a Vilnius o a Stalingrado e per ragioni misteriose apparso dal nulla qui, pochi anni fa, dopo il crollo del Muro di Berlino. Sembra un sanatorio per tisici appena ristrutturato, piuttosto che un hotel a quattro stelle...
Non so chi l'abbia progettato, probabilmente un architetto postsovietico o uno che ha fatto uno stage a Disneyland.

Festival Internazionale dell'Ambiente

Da domani giovedì 3 giugno fino a lunedì 7 giugno si svolge a Milano il Festival Internazionale dell'Ambiente, giunto alla terza edizione.
La manifestazione è dedicata alla tutela dell'ambiente, alla sostenibilità e alle biodiversità.
Segnalo, tra le altre, due iniziative rivolte ai più giovani.

Sabato mattina, in collaborazione con il Touring Club Italiano, una giornata per esplorare il Po e il suo ambiente. Un pullman partirà da Milano la mattina per raggiungere la riva cremonese del Po dove guide esperte condurranno i ragazzi in un susseguirsi di esperienze naturalistiche, sportive e gastronomiche.
I partecipanti saranno ospiti della “Associazione delle Canottieri”, che li accoglierà e gli offrirà un pic-nic per l’ora di pranzo.

Sempre sabato, ma nel pomeriggio dalle 14,30 alle 18,30, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci organizza delle attività speciali nei laboratori interattivi i.lab Energia & Ambiente, i.lab Alimentazione e i.lab Materiali; incontri con i ricercatori nell’Area Nanotecnologie e anche il nuovo spettacolo teatrale Chicco e la favola di pane.

mercoledì 26 maggio 2010

Punto Zero

Punto Zero, diretto da Richard C. Sarafian, è un gran bel film del 1971. O almeno, nella mia memoria è un gran film, così come lo era Easy Ryder che a mio giudizio non ha retto l'usura del tempo. E siccome sono quasi quarant'anni che non rivedo Punto Zero temo che anche questo film sia invecchiato male e quello che ne resta valido sia solo la colonna sonora.
Kowalski, un veterano del Vietnam, ex agente della polizia giudiziaria, ex  pilota di auto da corsa, ex motociclista, lavora per un servizio di trasporto auto a Denver, in Colorado, e deve trasportare una Dodge Challenger R/T bianca del 1970 con motore 440 da 375 cavalli a San Francisco, in California. Prima di partire compra della benzedrina e scommette con uno spacciatore su quanto tempo impiegherà per arrivare a San Francisco.
Viene presto inseguito e braccato dalla polizia e nella sua corsa viene aiutato da Super Anima, il disc jockey della radio K.O.W. che trasmette informazioni false ai poliziotti e fa di Kowalski una sorta di eroe popolare. Il finale non ha importanza, conta la storia.
Il film si regge su tre figure, Kowalski, Super Anima e la Dodge, sulle scene di inseguimenti mozzafiato e sulla potenza della colonna sonora.
Se per caso vi capitasse di vederlo in programmazione a tarda ora, non lasciatevelo sfuggire, sarà sicuramente meglio che seguire stancamente una monotona serie americana, anche di quelle che fanno più tendenza, come Mad Men, piuttosto che qualche improbabile lezione di cucina tenuta da una fantasiosa esperta.

giovedì 13 maggio 2010

Passeggiate di città

Passeggiate di città non è un libro ma l'articolo di copertina di ViviMilano, l'allegato del Corriere della Sera di mercoledì 12 maggio.
Le autrici, Paola Pignatelli e Monica Nanetti, descrivono otto percorsi per le vie di Milano, differenziati per lunghezza e soprattutto per luoghi di interesse:
  • Viale Monza - Parco Lambro (6 chilometri)
  • Castello Sforzesco - Piazza Fontana (5,5 chilometri)
  • Via Spadari - Parco delle Basiliche (6 chilometri)
  • Corso Magenta - Via Conservatorio (6 chilometri)
  • Via Cenisio - Viale Monte Grappa (5,5 chilometri)
  • Piazza Mercanti - Largo La Foppa (4,5 chilometri)
  • Giardini di Porta Venezia - Castello Sforzesco (4,5 chilometri)
  • Verziere (Via Larga) - Cimitero Monumentale (6 chilometri)
Come si vede, la lunghezza dei percorsi è tale da renderli accessibili a tutti e sicuramente costituiscono un modo divertente per avere una differente visione di Milano.

lunedì 10 maggio 2010

Tangenziali - Due viandanti ai bordi della città

Tangenziali - Due viandanti ai bordi della città, edito da Guanda e scritto da Gianni Biondillo (quello con gli occhiali) e Michele Monina (quello con la barba), è proprio un gran bel libro, affascinante, interessante, colto di quella cultura viva, profonda, legata alla vita degli uomini e delle donne, quella cultura in carne e ossa che ci rende più ricchi e che riconcilia con la lettura della carta stampata.
Tangenziali è ben di più di un libro di viaggio, è la storia, o almeno un pezzo di storia di Milano, la Milano quella vera delle persone che lavorano. uomini e donne, italiani e stranieri, regolari e irregolari.
E poi confesso che sono stato conquistato dai commenti di Biondillo sull'architettura milanese.
"Ma come si può pensare che manufatti edili che mutano il nostro panorama urbano possano essere concepiti con la logica dell'effimero? Architetture spesso così avulse dal contesto da stridere, fare a pugni con il territorio, umiliandolo, banalizzandolo per eccesso di originalità?"
Subito ho pensato alla nuova sede della Bocconi, una sorta di orribile bunker che Adriano Celentano si è permesso di criticare e per questo è stato lapidato dai cultori del nuovo a tutti i costi.
Per non parlare della nuova sede della Regione Lombardia, un mostro incastrato tra palazzi normali edificato con il più totale disprezzo nei confronti di comuni cittadini privi di ogni possibilità di competere con la protervia delle pubbliche amministrazioni.
Grazie a Gianni Biondillo e a Michele Monina.

domenica 2 maggio 2010

Psicogeografia


Gianni Biondillo mi aveva appassionato per i romanzi con l'ispettore Ferraro ambientati a Quarto Oggiaro e per Per sempre giovane, storia di un viaggio di quattro amiche.
Adesso vi segnalo in poche righe un libro che ho appena iniziato a leggere e su cui ritornerò quando lo avrò finito. Le prime pagine di Tangenziali - Due viandanti ai bordi della città, edito da Guanda, mi hanno così intrigato che non ho resistito alla tentazione: Gianni Biondillo e Michele Monina raccontano il loro giro attorno a Milano seguendo il percorso delle tangenziali.
E ci introducono alla scoperta della psicogeografia e di Iain Sinclair che, in compagnia di alcuni amici ha percorso a piedi la M25, l'autostrada che gira attorno a Londra. Un viaggio di 250 chilometri raccontato in London Orbital, edito in Italia da Il Saggiatore.

domenica 25 aprile 2010

Il grande viaggio

Il grande viaggio di Giuseppe Cederna  edito da Feltrinelli, è un libro al quale mi sono sono accostato con grande interesse iniziale e che invece non è riuscito ad appassionarmi.
Cederna racconta un viaggio magnifico: in treno, in macchina ma soprattutto a piedi fino alle sorgenti del Gange. Un percorso segnato da una natura forte, con i grandiosi scenari delle montagne pre himalayane, e impreziosito da una serie di incontri con uomini e donne fuori dal comune.
Quello che alla lunga mi ha affaticato è stata la densità di contenuti riferiti all'hinduismo e alle religioni. Trovo che questo abbia tolto immediatezza e spontaneità al testo di Cederna costruendo una sorta di diaframma intellettuale tra il viaggio reale e il racconto del viaggio.
Da questo punto di vista, ho trovato più vive ed efficaci le pagine che Giorgio Bettinelli nel suo In Vespa ha dedicato all'India. Certamente meno ricche culturalmente ma, a mio parere, più fresche e immediate.

domenica 28 marzo 2010

Il mondo alla fine del mondo

Già il titolo è un capolavoro e bisogna riconoscere che in questo Luis Sepulveda è un maestro, basta pensare a Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, edito da Salani.
Un titolo così bello che l'avevo scelto per questo blog, purtroppo era già stato utilizzato.
Il mondo alla fine del mondo, pubblicato da Guanda, unisce avventura, tutela dell'ambiente e della natura, vita in esilio, politica e speranza.

martedì 16 marzo 2010

In terre lontane

Walter Bonatti, grandissimo scalatore protagonista di epiche imprese, nel 1965 inizia una collaborazione con Epoca.
Per quasi 15 anni Bonatti, lasciate le montagne, racconta sulla rivista le sue esperienze di viaggio in luoghi all'ora ancora poco conosciuti, come Alaska, Patagonia, Australia, Rio delle Amazzoni. Oggi, in un'epoca in cui si fa turismo anche sull'Himalya, potrebbero sembrare intinerari scontati, ma Bonatti con il suo taccuino e la macchina fotografica seppe raccontare mondi ancora poco conosciuti e avvicinare gli italiani a natura, animali e uomini così lontani dai nostri orizzonti.
I reportage pubblicati su Epoca sono stati poi raccolti nel volume In terre lontane, pubblicato da Baldini&Castoldi, e rileggere oggi quei resoconti e vedere quelle foto restituisce intatte le stesse emozioni e lo stesso piacere della scoperta di luoghi sconosciuti.

giovedì 11 marzo 2010

La strada è di tutti

Cesare Fiumi, ottimo giornalista e scrittore, inviato del Corriere della Sera, per i suoi quarant'anni, si regala un viaggio che ripercorre quello dei protagonisti di Sulla Strada di Jack Kerouac, pubblicato da Mondadori.
Un viaggio di sedicimila chilometri lungo la mitica Route 66, alla scoperta dell'America di oggi e alla riscoperta dell'America di Kerouac, che Fiumi ha raccontato in La strada è di tutti, edito da Feltrinelli.

Vediamo come parla del suo viaggio e del suo libro Cesare Fiumi in un incontro con un gruppo di studenti.

... Intanto era un viaggio di nostalgia: la nostalgia più struggente è quella per ciò che non si è vissuto. In realtà credo che On the road non appartiene alla vostra generazione, non appartiene alla mia generazione.
Però ho scoperto l'anno scorso di avere gli stessi anni di On the road. Quindi On the road festeggiava i quarant'anni dall'uscita. Mi sembrava un'idea curiosa riattraversare quarant'anni dopo l'America per vedere, ma non sulle autostrade, rifacendo le vecchie strade di Kerouac, anzi fermandosi possibilmente in questi paesini del Midwest sperduti, andando verso Denver, e poi verso San Francisco e poi cercare, una volta a San Francisco, di attraversare le altre strade, Big Sur, e poi andare a Los Angeles, attraverso la 66, fino al Texas, giù in Messico.
Insomma diecimila miglia attraverso l'America, con un auto naturalmente, perché era l'unico modo per riviverla, come dire, puntigliosamente, perché con l'auto ti puoi fermare in ogni posto, in ogni angolo dove Kerouac si era fermato. In realtà Kerouac l'aveva girata quasi sempre in auto, la prima parte del viaggio in autostop, ma poi con auto, invece, chiamiamole private, con auto che guidava N. Cassidy, Moriarty in On the road. E quindi ho provato a rifare questo percorso.
La cosa che gli ha dato un senso di pellegrinaggio è stato che il giorno prima di partire per questo viaggio, è morto Allen Ginsberg. E quindi mi son trovato ad atterrare il giorno del funerale a New York, che è poi il luogo dove Ginsberg è stato sepolto, uno dei tre luoghi dove le ceneri sono state sepolte, sono state divise. E quindi partire dal giorno, diciamo da una sorta di omaggio, l'ultimo petalo beat che si staccava. E questo viaggio in realtà, mi ha, come dire, ha coperto questa voglia, me l'ha in qualche modo soddisfatta, insomma, della nostalgia per ciò che non si è vissuto.
Perché credo che sia così l'andare ancora per strada, cosa che da noi in un territorio, in un paese anche come il nostro, che è stretto, noi siamo verticali rispetto all'orizzontalità degli Stati Uniti e alla vastità, dà un senso di, ancora oggi credo, di libertà, di possibilità di conoscenza, anche se si rischia quasi sempre così di rifare un po' il verso a un libro, a una generazione. Però, facendolo con molta umiltà credo che per tutti sia una possibilità quella di andare On the road. Per questo l'avevo chiamata La strada è di tutti, in questo senso.

domenica 7 marzo 2010

In Vespa

Nel 1992 Giorgio Bettinelli intraprende per caso il suo primo viaggio in scooter. Su una vecchia Vespa risistemata, attraversa l'Indonesia andando da Bali fino in cima a Sumatra.
Da allora non si ferma più, fino alla morte avvenuta nel 2008, e comincia a spostarsi in tutto il mondo sempre su una Vespa. E non viaggi da poco, per capirci: dall'Italia al Vietnam, dall'Alaska alla Terra del Fuoco, da Melbourne a Città del Capo, per finire con il giro della Cina.
I numerosi libri nei quali racconta queste sue avventure sono tutti godibilissimi e si possono leggere senza seguire un ordine cronologico perché ognuno fa storia a sé.
Il mio consiglio è di cominciare in ogni caso dal primo - In Vespa - edito da Feltrinelli - perché Bettinelli riesce a trasmettere a chi legge il senso del suo stesso stupore per le difficoltà che riesce a superare, la bellezza dei luoghi, il piacere degli incontri con persone le più diverse e la felicità che gliene deriva. 
Una vita scandita dalle migliaia di chilometri trascorsi sul sellino dello scooter senza mai l'affanno della strada da percorrere ma sempre con la disponibilità d'animo di chi è pronto a sempre nuove scoperte ed è sempre pronto a mettersi in discussione, sempre con ironia mai con superficialità. E con grande capacità di cogliere le ansie e i tormenti di chi gli sta vicino. Di un'amica che vorrebbe in cuor suo partire con lui, ma non può nemmeno minimamente pensare di lasciare i suoi impegni, scrive che "è un destino crudele quello di chi ha un'anima ligia al dovere e un cuore fuorilegge".

venerdì 19 febbraio 2010

Irlanda gentile - humour e avventure a pedali di un eccentrico gentleman inglese

Se vi piace la bicicletta e vi piace l'Irlanda, questo è il libro che fa per voi.
Ma se non vi piacciono né la bicicletta e nemmeno l'Irlanda, sono certo che la lettura di Irlanda gentile di Edward Enfield, Ediciclo Editore, vi farà cambiare idea.
Edward Enfield è un signore inglese, nato nel 1929, che ha pedalato in Francia, Grecia, Ungheria, oltre che in Irlanda per due volte.
Il suo libro è sottotitolato "humour e avventure a pedali di un eccentrico gentleman inglese"  e descrive benissimo la scrittura del nostro ciclista.
Le pagine sono piacevolissime, ricche di aneddoti brillanti, di sincera curiosità per le persone incontrate e dense di umorismo.
Basta citare i due giapponesi che hanno venti giorni per visitare cento pub, per cui si muovono alla media di cinque pub al giorno. Enfield si chiede come facciano dal momento che non li vede mai ubriachi, finché scopre che i due non bevono: stanno scrivendo una guida ai pub irlandesi.
Senza dimenticare che per il suo primo viaggio utilizza una guida pubblicata nel 1938.
E non fatevi infastidire dalla ben nota presunzione inglese nei confronti del mondo, segnatamente del resto d'Europa, che ogni tanto fa capolino tra le pagine del libro. Non curatevene, passate oltre e non ve ne pentirere.
Peraltro, a mio parere Enfield è particolarmente obiettivo e scrupoloso nel descrivere le colpe storiche dell'Inghilterra verso l'Irlanda.
E il suo spirito caustico non risparmia nessuno, nemmeno un'istituzione rispettata come la BBC, per la quale sta realizzando un servizio basato sul suo viaggio. Sentite come descrive un suo tentativo di telefonare alla BBC.
Invece di un essere umano, mi rispose un centralino automatico con la voce ostile di una donna robot che faceva affermazioni folli come: "Se sa quale interno desidera, digiti il numero."
Per cui, comprate il libro, leggetelo e cominciate a pedalare per qualche breve gita vicino a casa. Vi si aprirà un mondo e non vi fermerete più. Ne sono convinto.

domenica 7 febbraio 2010

Mr. Fridge

Una sera, dopo una bevuta evidentemente molto molto abbondante, Tony Hawks scommette 100 sterline con un amico che farà il giro dell’Irlanda in autostop portandosi appresso un frigorifero.
Da qui prende avvio Mr. Fridge - l'Irlanda in autostop con un frigo, dello stesso Tony Hawks, Feltrinelli Traveller.
Detto così, potrebbe sembrare il racconto di un'avventura sconclusionata del solito inglese eccessivamente amante della birra. Come scrive Tony "Un'idea completamente insulsa, ma geniale".
E infatti, un'intervista radiofonica fa crescere un tale passaparola da trasformare il viaggio in un piccolo evento nazionale.
Così Tony incontra una serie di personaggi i più svariati, comuni, inusuali, drammatici, mai banali e il suo racconto dell'Irlanda è semplicemente appassionante.

Quella che segue è una breve intervista per fare conoscenza con Tony Hawks. A fianco, qualche copertina delle diverse edizioni del libro. 
(personalmente, condivido il commento sull'Ulisse di Joyce, ma magari di questo ne riparleremo)

Descrivici la tua valigia, o nel tuo caso, il tuo frigorifero.

Il mio frigorifero è piccolo, accomodante, e ricoperto di firme-ricordo.
Mi piacerebbe averne uno di quelli americani, giganteschi, ma forse avrei più problemi con l'autostop.

Il tuo non è esattamente quello che si chiama "un bagaglio leggero". Qualche suggerimento per i frigo-viaggiatori?
Consiglierei l'acquisto di un carrello e una sana dose di ottimismo.

Porti sempre vestiti eleganti, nel caso ti invitasse a cena un ambasciatore?
No. Prima di tutto in frigo si sciuperebbero. E comunque non conosco così tanti ambasciatori.

Se dovessi fare un acquisto dell'ultimo minuto al Duty Free, cosa prenderesti?
Niente. All'aeroporto costa tutto meno, perché è Duty Free, ma per quanto mi riguarda risparmio di più comprando altrove.

Se dovessi scegliere un solo scrittore per tutti i viaggi della tua vita, chi sarebbe?
James Joyce. Leggerei e rileggerei l'Ulisse, e magari un giorno finirei per capirci qualcosa.

Giornali e riviste?
"Aria condizionata" e "Il mensile della refrigerazione"

Che fotografie porti con te?
La mia. E' sul passaporto.

mercoledì 3 febbraio 2010

Australian Cargo

Un altro ottimo libro sull'Australia che ha in comune con In un paese bruciato dal sole il viaggio sull'Indian-Pacific, il treno che unisce Sidney a Perth con un tragitto di oltre quattromila chilometri.
Per il resto, Australian Cargo di Alex Roggero, edito da Feltrinelli, è molto diverso dal volume di Bill Bryson.
Roggero, oltre che scrittore è fotografo di valore e, a mio parere, questo si riflette nella sua prosa, nervosa e sintetica.
Inoltre, il suo viaggio si muove sulle tracce di quello fatto da suo nonno per motivi ben diversi e questo lo porta a seguire un percorso del tutto particolare e personale e a raccontarci un'Australia lontana dai tradizionali circuiti seguiti dai viaggiatori.
Infine, il viaggio di ritorno Roggero lo compie su una nave mercantile che in poco più di un mese lo porta da Sidney a La Spezia. E vi sbagliate se pensate che non ci sia niente da scrivere su un un viaggio effettuato su un cargo.

domenica 31 gennaio 2010

In un paese bruciato dal sole - l'Australia

Siete curiosi, amate i libri di viaggio, apprezzate l'ironia e non disdegnate l'umorismo. Allora Bill Bryson è lo scrittore che fa per voi e non potete perdervi In un paese bruciato dal sole - l'Australia, edito da Guanda.
Americano trapiantato in Inghilterra e poi ritornato negli Stati Uniti, Bryson è un autore tra i più  interessanti proprio per la capacità che ha di raccontare i paesi che visita. Ne coglie gli aspetti più profondi e riesce a trasferirceli con leggerezza, ma senza banalizzare, come nel resoconto dei suoi viaggi in lungo e in largo attraverso l'Australia.
A mio parere, Bill Bryson è uno dei migliori.
D'accordo, lo so già, qualcuno (o molti?) obietterà che Le vie dei Canti di Bruce Chatwin, edito da Adelphi, sta su un livello superiore. Può darsi, io credo piuttosto che si tratti di modi molto diversi di raccontare ma entrambi di grande spessore.

domenica 24 gennaio 2010

Easy Rider

Una delusione tremenda. Un po' di tempo fa, dopo anni e anni, ho rivisto Easy Rider e ho avuto davvero una delusione cocente.
Sarà stato per l'ora tarda (ci sono incappato casualmente saltando da una rete all'altra), sarà per il ricordo giovanile che ne serbavo, sarà perché nella mia testa avevo conservato solo le scene migliori e cancellato le peggiori, fatto sta che ci sono rimasto male.
Ingenuo, retorico, lento, in alcune parti di una lentezza a dir poco snervante tale da togliere piacere anche alle scene meglio riuscite, il film dimostra ben più dei suoi anni che non sono pochi visto che è uscito nel 1969, per la regia di Dennis Hopper.
D'accordo, Jack Nicholson era già un grande e la colonna sonora era molto bella e potente e a mio parere lo è tuttora, ma questo non basta.
Forse è questo il destino dei film che hanno contenuti specifici e messaggi legati a periodi storici troppo limitati. Sul momento ci convincono per via del contenuto generale al punto che accettiamo anche cadute di stile e di confezione, col tempo queste diventano ingombranti e non sopportabili.

martedì 19 gennaio 2010

Broadway - storie dal cuore del mondo


Un viaggio lungo quanto una strada può sembrare una banalità o un artificio ma non quando la strada è Broadway e quando è raccontata in modo così efficace come ha fatto Nik Cohn in Broadway - storie dal cuore del mondo, edito da Einaudi.
Per capire il perché di questo viaggio niente di meglio che citare lo stesso autore.
"In giro per la città. dirigendoci verso l'Uptown, riuscimmo a individuare l'avanzata di New York anno dopo anno, decennio dopo decennio. Da quando Manhattan era stata abitata, Broadway ne aveva costituito il fulcro, il motore trainante. In origine era stato un sentiero di guerra degli Algonquin; attualmente si estendeva fino al Bronx, per ben ventuno miglia."
"Dal porto alla collina. Lo stesso nome non ha bisogno di spiegazioni. Non si chiama strada, viale, sentiero, calle, vicolo. E' Broadway, e chi non ne conosce il significato?"
"E' la spina dorsale di New York. Quando incrocia un'altra strada produce varie interazioni. Ognuna genera luce propria, che può durare un attimo o per sempre, svanire o brillare a lungo. Broadway, nella sua euforia, è la Yellow Brick Road (Strada del successo), che fa promesse seducenti senza garanzia, l'Eldorado dietro l'angolo."